Il mese di Maggio, per antica tradizione e devozione, è dedicato alla preghiera mariana.
Ora, come chiunque sa, inoltrarsi nel vasto territorio dei canti dedicati alla Madre di Gesù è esercizio tutt’altro che facile, vuoi per l’enorme varietà delle proposte, che provengono sia dall’esperienza popolare come dalla musica sacra propriamente detta, e per le molte e diverse accentuazioni che vi si trovano, molte delle quali (penso lo si possa dire con franchezza) finiscono per allontanarsi dal racconto evangelico come pure dalla più corretta spiritualità mariana, che più di altro necessita oggi di equilibrio, per non sostituire il dato della rivelazione cristiana con forme che alla fine risultano quasi paganeggianti, oppure con un devozionismo romantico che ha poco a che vedere con una corretta percezione del ruolo della Madonna nella economia della salvezza cristiana. Più che le melodie, spesso vi è difetto di parole adeguate.
Di fronte a tali questioni, occorre esercitare un vero discernimento comunitario, ricercando testi e musiche che possano correttamente adattarsi all’espressione di una fede e di una preghiera situata, suscitate da anime credenti e radicate in un percorso comunitario che sia vero e qualitativamente ricco.
È il caso di un brano non nuovo, ma che mantiene intatta tutta la sua bellezza, scritto da Claudio Chieffo, autore purtroppo scomparso nel 2007, con una produzione straordinariamente varia e valida. Il suo titolo corretto è Stella del mattino (ma è noto anche come Ave Maria, splendore del mattino), inciso una prima volta nel 1992 e poi ripreso in varie forme, compresa una toccante versione polifonica.
Oltre a segnalarsi per una melodia semplice, ma particolarmente rigorosa nell’accogliere l’invocazione orante di un singolo e di una comunità, merita attenzione per il testo, che contiene richieste tutt’altro che scontate: “Fammi sentire la tua voce”, “Fa’ che io porti a tutti la tua pace”, “Fa’ in modo che nessuno se ne vada”. Maria qui è colta in verità come colei che accompagna la testimonianza del credente, che purifica il nostro sguardo, che indica una forma compiuta di sequela; la parola-chiave nel testo è però tenerezza, attributo fondamentale per una sana spiritualità mariana e dato rilevante nella stessa poetica di Chieffo: “Protegga il nostro popolo in cammino/la tenerezza del tuo vero amore”.
Infine, elemento straordinario del testo è l’evocazione, quasi a sorpresa, del legame inscindibile tra la Madre ed il Figlio, in una dinamica che tutti coinvolge: “Sostieni la sua croce e la sua strada/fa’ che cammini sempre in mezzo a noi”. Attraverso Maria, si (ri-)trova Gesù, quale centro di ogni autentica spiritualità credente.
Ave Maria, splendore del mattino
puro è il tuo sguardo ed umile il tuo cuore,
protegga il nostro popolo in cammino
la tenerezza del tuo vero amore.
Madre non sono degno di guardarti,
però fammi sentire la tua voce,
fa' che io porti a tutti la tua pace
e possano conoscerti ed amarti.
Madre tu che soccorri i figli tuoi,
fa' in modo che nessuno se ne vada,
sostieni la sua croce e la sua strada,
fa' che cammini sempre in mezzo a noi.
Madre non sono degno di guardarti,
però fammi sentire la tua voce,
fa' che io porti a tutti la tua pace
e possano conoscerti ed amarti.
Ave Maria, splendore del mattino
puro è il tuo sguardo ed umile il tuo cuore,
protegga il nostro popolo in cammino
la tenerezza del tuo vero amore.
Protegga il nostro popolo in cammino
la tenerezza del tuo vero amore.