Per decidere di dare alle stampe una nuova rivista deve esserci un valido motivo.
Nel nostro caso, accanto all’opportunità di rinnovare la rivista “Adveniat”, che da anni viene inviata ai soci dell’Opera della Regalità, l’associazione fondata da padre Agostino Gemelli con Armida Barelli per l’apostolato liturgico, vi è anche la scelta di riprendere una testata, “Testimoni nel mondo”, che ha svolto, a suo tempo, un valido servizio formativo. Ma queste motivazioni, da sole, non sarebbero sufficienti.
Perché per scrivere, stampare e diffondere una rivista è necessario avere qualcosa da dire e avere un pubblico a cui rivolgersi.
Che cosa abbiamo da dire? Partendo da un bisogno diffuso vorremmo mettere a fuoco alcuni contenuti e proporre qualcosa che sia utile alla vita delle persone, qualcosa che possa contribuire ad accendere interessi, ad approfondire i contenuti della fede, ad allargare lo sguardo in una prospettiva culturale; qualcosa che, con semplicità e allo stesso tempo con serietà, dia sostanza e rinforzi la formazione dei credenti. Continuando così il percorso di attuazione del ConcIlio, offrendo spunti utili su aspetti esistenziali e relazionali, all’animazione della pastorale e all’apertura per il servizio al bene comune.
A chi ci rivolgiamo? Ai laici impegnati nelle varie associazioni, o come oggi si dice aggregazioni, a quanti sono presenti nelle parrocchie, impegnati in questo o quel servizio. Ed insieme anche ai sacerdoti inseriti a pieno tempo in una pastorale che chiede un profondo rinnovamento.
Pensiamo che vi sia bisogno di contributi sintetici, di possibili chiavi di lettura, di prospettive e di proposte sui temi dell’attualità ecclesiale e civile, che sono poi i temi della vita delle persone, credenti o “non credenti”, accomunate da un’unica ricerca.
Nella faticosa vita quotidiana non è facile fermarsi a riflettere, sappiamo quanto poco tempo possa essere destinato alla lettura, anche per questo ci limiteremo per ora a due sole uscite nel corso dell’anno, ad articoli brevi e comprensibili, ad un formato quasi tascabile che consenta di portare con sé la rivista leggendola magari durante un viaggio da pendolari. Tra un numero e l’altro della rivista usciranno due supplementi, ancora con richiamo alla testata “Adveniat”, che si presenteranno come un sussidio tematico.
LA LITURGIA È VITA
E la liturgia, si chiederà qualcuno? La liturgia è il centro della vita cristiana. “La liturgia - insegna Papa Francesco - è vita e non un’idea da capire. Porta a vivere un’esperienza iniziatica, ossia trasformativa del modo di pensare e di comportarsi, e non ad arricchire il proprio bagaglio di idee su Dio”. Anche per questo la liturgia è un fatto di popolo e consente la più ampia partecipazione. Perché “non è anzitutto una dottrina da comprendere, o un rito da compiere (…) è una sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede”. Nella liturgia non sperimentiamo un pensiero astratto ma la comunione vera, così “i riti e le preghiere (…) diventano una scuola di vita cristiana, aperta a quanti hanno orecchi, occhi e cuore dischiusi ad apprendere la vocazione e la missione dei discepoli di Gesù”.
Sappiamo che attraverso la partecipazione attiva alla liturgia i credenti possono “raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (SC 2). La liturgia è per la vita e deve investire la vita di ciascuno, eliminando le aridità, dando il senso pieno della riconciliazione e aprendo alla missione.
In questo c’è indubbiamente una continuità con i fondatori dell’Opera. Padre Agostino Gemelli e Armida Barelli coltivavano e avevano la visione di una mistica del quotidiano, si rivolgevano ad un laicato che intendevano formare e rendere vocazionalmente consapevole.
Il tema della formazione, la possibilità di avere come credenti occasioni di approfondimento che abbiano il valore della cultura, del giudizio sulla realtà, che possano contribuire, attraverso lo studio e la riflessione sull’esperienza, a dare alla persona una consistenza, che rafforzi la fisionomia spirituale e morale per attrezzare alla battaglia quotidiana è oggi esigenza diffusamente sentita.
È facile constatazione che ci porta a vedere come nella comunità cristiana, anche fra coloro che frequentano abitualmente l’eucarestia, questo o quel momento pastorale, e persino partecipano ad una associazione o ad un movimento, sia difficile riconoscere una cultura comune, che non si dia una volta per tutte ma sia frutto di costanza, di applicazione, di affinamento. Anche a questo serve la carta stampata: ci consente dei tempi di riflessione e permette di fare il punto ed è così un servizio alle persone, alla loro crescita, alla loro vita.