Questo sito è una opportunità offerta a quanti vorranno usufruirne per vivere meglio la dimensione liturgica e, insieme, un modo nuovo per presentare l’Associazione Opera della Regalità.
Quante volte parliamo di novità, di rinnovamento? È un’esigenza diffusa, riguarda le cose di tutti i giorni, il nostro lavoro, i rapporti umani, le relazioni familiari… la vita. A ben vedere anche la nostra vita biologica è un continuo rinnovarsi delle cellule ed è questo rinnovamento che ci rende vivi, anche se non ce ne rendiamo conto, e fa sì che il nostro organismo… sia sempre nuovo.
Così vorremmo che fosse l’Associazione. Ecco perché ci siamo impegnati a rinnovare radicalmente il servizio dell’Opera, le sue forme, i suoi strumenti di comunicazione. Ci conforta e ci incoraggia l’intuizione iniziale, da cui non dobbiamo discostarci, ma che dobbiamo appunto rendere viva nella realtà odierna.
I nostri fondatori, Padre Agostino Gemelli e Armida Barelli, sono due grandi figure che si stagliano nella storia del ‘900, per l’apporto che hanno dato alla vita e al rinnovamento della Chiesa, investendo tante energie sulla maturazione del laicato sulla sua formazione spirituale e culturale. E l’Opera, tutta l’azione per rendere fruibile, comprensibile, partecipata, la liturgia, fanno parte dell’intuizione originaria.
L'Opera della Regalità è una intuizione maturata in un contesto di Chiesa, di movimento cattolico, ben diverso dall'attuale, ma cionondimeno una intuizione interessante che può "provocare" ancora oggi e sollecitare l'impegno di sacerdoti e laici sensibili e motivati.
UN “MOVIMENTO CULTURALE”
Fa un certo effetto rileggere a distanza di tanti anni quanto scriveva Agostino Gemelli su “Adveniat” dell’ottobre 1929 per illustrare “uno degli intenti principali dell’Opera della Regalità” e cioè “far conoscere a tutti il Re del nostro cuore ed il Cuore del nostro Re”. In lui, come nella Sorella maggiore vi era una visione unitaria delle opere promosse come strumenti diversi per raggiungere un unico fine. Per questo, in quell’articolo, padre Gemelli identificava lo stesso scopo dell’Opera con quello dell’Università Cattolica, ricordando perché era stato dato il nome del Sacro Cuore all’Ateneo: “per invitare il mondo a fissare lo sguardo in Lui”. E continuava proponendo l’immagine dei corsi d’acqua che scendono a valle sorgendo in alto: “e così deve avvenire anche nella cultura cattolica. Dalle vette dell’Università la conoscenza di Cristo Re deve scendere in tutte le anime, come acqua purissima e dissetante”. Ed è per questo che l’Opera della Regalità, concludeva Gemelli, “sorge accanto all’Università, e si propone un efficace movimento culturale, che in tutti gli strati sociali, anche infimi, faccia conoscere le meraviglie di Cristo”. Parole che ai più oggi non possono che essere incomprensibili e, forse, suonano perfino come stravaganti, ma che ci dicono due importanti intuizioni gemelliane: la prima è una idea di cultura che, non lasciando fuori la vita (anzi facendo incontrare la "vita" con il "pensiero") ha a che fare per i credenti con la liturgia, la seconda è una visione che cerca di unire realizzazioni diverse per perseguire uno stesso fine. Gli ideali della Università Cattolica del Sacro Cuore e “della nuova opera che essa ha voluto al suo fianco” chiedono che “con mezzi e forme differenti” anche la Regalità collabori “al raggiungimento dello stesso scopo”.
Anni lontani, si dirà. Tutto è cambiato ed è vero, ma quell’intuizione può conoscere una nuova fecondità
UNA RISPOSTA NUOVA
Sulla scia di quell'intuizione: fede – vita – cultura – liturgia, oggi siamo invitati a guardare avanti. Ispirati dall’elemento carismatico che ha fatto sorgere l’Opera, proviamo a leggere le necessità odierne e a formulare le possibili risposte.
Come può essere ripensato oggi quell’ “apostolato liturgico per il popolo”? Al centro sta la vita cristiana, intesa nel suo insieme, la fede praticata ogni giorno che attraverso la liturgia diviene offerta che coopera all’avvento del Regno di Cristo. Una liturgia per l’uomo quindi, una liturgia che deve sapere interpretare il suo vissuto, metterlo in relazione con lo spirito e illuminare e accompagnare le sue scelte.
Per servire la dimensione di base del Popolo di Dio, la parrocchia, che è come la fontana del villaggio cui tutti vanno a bere, non può bastare la pietà popolare (pur importante, ma con rischi ricorrenti di uno scadimento pietistico), occorre bensì un coinvolgimento del laicato, dei laici organizzati, nella prospettiva di una crescita personale e di un impegno apostolico e missionario. Non è facile dare vita ad una proposta nuova in un contesto quantomai frammentato e autoreferenziale. Eppure ci dobbiamo provare; a partire da questo sito che potrà diventare interlocutore di tanti. Ce lo auguriamo e anche per questo siamo in attesa di consigli e proposte.